Miserere (Italian Edition) by Jean-Christophe Grangé

Miserere (Italian Edition) by Jean-Christophe Grangé

autore:Jean-Christophe Grangé [Grangé, Jean-Christophe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2010-10-15T22:00:00+00:00


43.

Prima immagine. Bianco e nero. Un giovane dall’aria severa, completo attillato, cravatta sottile e camicia con il colletto rotondo.

«Hans Werner Hartmann, 1936. Si è appena diplomato al conservatorio di Berlino. Premio di pianoforte. Armonia. Composizione. Ha ventun anni. Sua madre è francese. Il padre bavarese. Piccoli borghesi nel ramo tessile.»

Il musicista non aveva nulla del biondino ariano. Bruno, magro, con un’aria da fanatico, come i terroristi dei romanzi russi. I suoi capelli erano particolari: nerissimi, molto fitti, gli spuntavano dritti dal cranio, come elettrizzati dalle sue idee appassionate. Gli occhi scuri, infossati nelle orbite, sembravano appostati dietro gli zigomi alti, sui quali si sarebbe potuto affilare un coltello. Due labbra sottili completavano l’espressione dura e terribilmente intensa. Una faccia alla Jack Palance.

«Si può immaginare che in questi anni sia combattuto, lacerato fra due pulsioni. La passione per la musica e l’ossessione patriottica. In quanto musicista, non può ignorare che i grandi compositori tedeschi o austriaci - Mahler, Schönberg, Weill - sono tutti già banditi dal regime nazista. È l’epoca della Gleichschaltung, la “normalizzazione”. I libri di Freud e di Mann vengono bruciati nelle strade. I quadri sono staccati dalle pareti dei musei e i concerti di musica ebraica vietati. Hartmann è coinvolto in prima persona in questa riforma. Fa parte della Gioventù hitleriana. Il suo spirito estetico non può sottoscrivere questa barbarie. Ma, allo stesso tempo, è un figlio della sua epoca. Amaro. Astioso. Cresciuto nel risentimento della disfatta del 1918.»

Kasdan pensò a suo figlio. Quella brutta età in cui i bambini credono di essere diventati adulti. L’età in cui sono più vulnerabili e si imbarcano in qualsiasi viaggio.

«Credo soprattutto che sia un musicista mancato», proseguì Bokobza. «Ha incorniciato il diploma, ma sa di non essere un compositore originale e di non avere alcuna possibilità di diventare un pianista da concerto. Questa constatazione deve accrescere la sua amarezza. È maturo per il furore nazista. E alla fine sarà la spedizione Schäfer a salvarlo da una classica carriera da quadro hitleriano.»

Il carrello delle diapositive avanzò. Sullo schermo apparve una vecchia immagine di Lhasa, capitale del Tibet. Le alte torri del palazzo di Potala sovrastavano la Città proibita.

«Lei sa che i nazisti erano ossessionati dal problema delle origini, della purezza della razza e da tutti quei miraggi? A tal proposito, avevano un’ossessione specifica: la montagna. Ai loro occhi, era il luogo delle origini per antonomasia. Il luogo della grandezza e della purezza. Il Reichsführer Heinrich Himmler, capo delle SS, dirigeva all’epoca un gruppo di ciarlatani che avevano riscritto la storia del mondo mescolando riti pagani e assurde credenze sull’esistenza di civiltà perdute. Avevano perfino elaborato una teoria secondo la quale gli antenati degli ariani, ibernati nei ghiacci, erano stati liberati dalla folgore. In quel contesto, i tibetani, che vivevano in altitudine e in totale purezza, costituivano dei possibili cugini per quei Lohengrin scesi dai ghiacci. E fu appunto per verificare quella discendenza che venne organizzata la spedizione Schäfer.»

Uno scatto e sullo schermo apparve un’altra diapositiva. Un gruppo di occidentali e tibetani seduti per terra, attorno a un basso tavolino.



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